Norma Mascellani, di A.R.Delucca, Contemporart, Rivista di Arte Cultura Informazione e Turismo, Anno XI, N.18/38, ottobre-dicembre 1995, Ediz.Ghirlandina,Nonantola(Mo),pp.28,29
Intervista alla pittrice bolognese Norma Mascellani nell’ anno 1995
Testo:
La sedicesima edizione del “Muro Dipinto”svoltasi presso il comune di Dozza dal 13 al 17 settembre (originale esposizione libera dai soliti schemi espositivi) ha ospitato, quest’anno, cinque artisti di provenienza mondiale come la statunitense Ann Reilly, la giapponese Misao Ohno, il lettone Alexei Naumov e, presenza onorifica, la nostra Norma Mascellani che per la prima volta nella sua illustre carriera, si è misurata con l’affresco di parete. Non si è trattato certo di una lieve impresa per l’ottantaseienne pittrice bolognese (la tecnica d’affresco eseguita su larghe campiture richiede uno sforzo fisico notevole) ma l’entusiasmo che da sempre anima questa minuta eppur energica signora del pennello, anche questa volta ha dominato ogni ostacolo. La pittura di Norma Mascellani ha un ruolo rilevante nella storia dell’arte emiliana del nostro tempo poichè accanto alla scuola d’avanguardia formata dai suoi colleghi Borgonzoni, Rossi, Mandelli, Minguzzi, Ciangottini (tutti allievi dei grandi Giorgio Morandi e Virgilio Guidi) si può dire che abbia gettato le basi della pittura bolognese moderna in Italia; certo non si trattò di un gruppo artistico omogeneo ma sempre segnato da un reciproco distacco che nei confronti della Mascellani, probabilmente proprio perchè donna, era ancora più accentuato. A trent’anni comunque, Norma era già un’artista affermata a livello regionale e ciò grazie alla sua forte determinazione ma anche all’insostituibile scuola di Morandi (come si vede, tra l’altro, proprio nelle nature morte più recenti dove il mistero infinito del grande maestro riemerge nei toni diafani e illuminati da una luce soffusa proveniente dall’interno degli oggetti stessi raffigurati, come a volerne estrarre l’essenza più profonda e trasmettere così, una sorta di equilibrio, di pace, con una lieve punta di rassegnazione che soltanto un artista maturo e ricco di esperienze può permettersi di esprimere).Anche Norma Mascellani come Giorgio Morandi ha sempre lottato per far valere le proprie idee artistiche e ha dovuto scontrarsi con i luoghi comuni del suo tempo: maestro e allieva hanno scelto di rinunciare alle correnti e alle avanguardie pur conoscendone a fondo i protagonisti, le ideologie e tutte le tematiche. Entrambi studiarono l’evoluzione storica e culturale dell’arte antica e moderna, dunque nessuno, in nessun tempo, potrebbe mai accusarli di snobismo culturale ed artistico: ma ciò che conta per Norma Mascellani è riuscire, sempre e comunque, nella propria creatività, senza compromessi di sorta. Oggi la critica più seria ha finalmente capito il valore di questa creatività e ha liberato l’artista da quella scomoda etichetta di ambasciatrice di una pittura edulcorata, tutta al femminile che per lunghi anni l’ha perseguitata. Le vicissitudini di un’esistenza trascorsa tra impegno sociale e grandi dolori, influiscono sulle sue opere dove la realtà viene trasfigurata, velata di una sottilissima malinconia; un’atmosfera da sogno pervade i fiori, le nature morte, le crepuscolari Venezie egli affascinanti ritratti ricchi d’espressività che è tutta introspezione e penetrazione psicologica. Franco Solmi in una monografia dedicata, nell’ ’87, a Norma Mascellani, scrisse che un tempo, quando ancora l’espressionismo realista e il cosiddetto Ultimo Naturalismo degli anni Sessanta prevalevano “….Norma Mascellani si rivelava l’ultima compiuta e convinta rappresentante di quel naturalismo metafisico che la lezione di Giorgio Morandi e di Virgilio Guidi giustificava fondando una nuova altissima scuola bolognese del far moderno”. Oggi, nel pieno degli anni Novanta, l’artista opera attraverso la più pura concezione poetica dell’arte, in una dimensione atemporale e oseremmo dire, ascetica producendo quadri ricchi di equilibrio, pacatezza, assolutezza, perennità.
Abbiamo visitato Norma Mascellani nella sua casa bolognese:
– Lei ha iniziato a dipingere ancora giovanissima: cosa l’ha spinta ad interessarsi all’arte?
Provengo da una famiglia di grandi lavoratori, mia madre aveva un banco di frutta al mercato: il suo desiderio era che diventassi insegnante ma io sentivo un forte bisogno di esprimermi e la pittura si è rivelato il mezzo più idoneo per farlo. Così ho cominciato a studiare finchè poi sono riuscita ad inserirmi presso l’Accademia bolognese di Belle Arti”
– I suoi maestri sono tutti pilastri della pittura emiliana e italiana(ad esempio Giacomelli, Pizzirani, Protti, Romagnoli), qualcuno, addirittura, è conosciuto a livello mondiale, non a caso si tratta di Giorgio Morandi: come ricorda questi personaggi?
L’integrazione con l’ambiente accademico non fu certo facile per me: era considerato scandaloso per quei tempi che una donna frequentasse una scuola dove gli uomini regnavano incontrastati. Morandi era severo però mi stimava, con lui ho veramente appreso l’arte con la A maiuscola. Giacomelli invece credo che non mi capisse, Romagnoli non criticava mai nessuno dei miei lavori. L’opera diMorandi ha sempre conservato in sè un fascino magnetico inimitabile. Qualcuno ha percepito nel mio modo di dipingere certi agganci con il francese Cèzanne ma io ritengo che, in realtà, Luigi Bertelli (caposcuola della moderna pittura bolognese) e Giorgio Morandi, genio della moderna pittura italiana, mi siano congeniali.
–La sua generazione ha visto emergere artisti di fama come Aldo Borgonzoni, Ilario Rossi, Pompilio Mandelli, Luciano Minguzzi, parecchi dei quali, ad un certo momento, hanno preferito accostarsi alla pittura informale. Lei invece ha sempre mantenuto solido il suo rapporto con la ‘figura’: come mai?
La mia è una pittura di sogno ,di ricordi, è una pittura introspettiva e sa da cosa emerge?Semplicemente dalla mia schiettezza (che a volte può essere un difetto, altre volte può essere qualità): perciò in un certo senso la si potrebbe anche definire ‘pittura d’istinto’; dunque non credo che possano esserci molti legami con l’informale.
–Nella sua vita c’è sempre stato posto non solo per la pittura ma anche per attività di grande importanza sociale, soprattutto a favore dei bambini e dei portatori di handicap. Quali contributi hanno dato queste esperienze alla sua creatività?
Per me dipingere significa anche dare uno scopo alla vita, significa vincere la tristezza e ringrazio Dio di avermi concesso questa possibilità d’esprimermi che mi dona una certa pace interiore. Dipingere per me è un po’ una missione e non vi è soddisfazione più grande di quella che mi consente di mettere a disposizione di coloro che ne hanno bisogno, il mio contributo.
–Come vede il futuro dell’arte Norma Mascellani?
La prego non mi faccia queste domande, non saprei proprio cosa risponderle,sa?
A.R.D. Anno 1995 Copyright)