Ivan Riccardi,Articolo di A.R.D. pubblicato su portale d’arte on line: www.clubpittori.it, 26/02/2013
Testo:
Nato sotto il segno del sagittario il giovane artista ne rispecchia tutte le caratteristiche: viaggiatore appassionato, esploratore di nuovi mondi che immortala nel suo obiettivo trasformando la realtà in fantasia e inventandosi nuove realtà attraverso l’elaborazione della fantasia. Dopo gli studi da autodidatta, decide di approfondire le sue conoscenze tecniche alla Scuola Internazionale di Fotografia, a Firenze, cominciando intanto a realizzare reportages di viaggi e cimentandosi nello studio dello still life. Successivamente la sua attenzione si sposta nelle tematiche più legate alla vitalità della natura che ritrae (attraverso un’astrazione vagamente kandisnskyana) individuandone le sembianze anche negli oggetti più disparati, come le crepe o le rovine lasciate dagli intonaci scrostati nelle murature dei vecchi edifici.
L’osservazione minuziosa e fantasiosa nel contempo, conduce Riccardi alla creazione di immagini dai toni discreti: un fulmine, un cielo piovoso, in sole in eclisse, emergono da una macchia nera sul giallo intonaco grattato dalle intemperie del tempo o da un alone di colore ormai sbiadito sui mattoni di una casa. Sono i suoi paesaggi metafisici che trasfigurano nell’obiettivo fotografico quasi fossero un dipinto ad acquerello o una litografia dai toni leggeri e delicati. Eppure queste foto sono quasi sempre scattate in momenti oscuri in cui lo spirito dell’artista sperimenta fasi di meditazione sofferta sulle problematiche del vivere. La maestria di Ivan Riccardi, a nostro parere, si rivela nella capacità di riprendere oggetti poveri, inutili, rovine e screpolature, simboli della nostra più grigia emotività e trasformarli, attraverso la fotografia, in oggetti artistici pieni di delicata vitalità, oggetti estetici di pura spiritualità sublimata. Anche nel trittico dedicato al tema sociale “Catene“,”Distruzione“,”Siccità“, attraverso un disarmante minimalismo spontaneo, vengono immortalati i caratteri di alcune tra le più gravi tematiche della nostra epoca. Va osservato che fino ad ora, l’artista pugliese non ritrae mai la figura umana: non perchè non ne sia interessato ma semplicemente per non distogliere l’attenzione dell’osservatore dalla sensazione che la foto in se stessa gli può trasmettere.La figura umana,in effetti, nel ritratto fotografico esercita un potere magnetico di attrazione dell’occhio sulla propria immagine esteriore, sul viso, sul corpo, sulla posa che assume il soggetto fotografato frenando, così, lo stimolo dell’osservatore che non punta più l’attenzione sugli altri oggetti intorno. Riccardi, invece, vuole fissare l’obbiettivo della pupilla sul piccolo, inutile, insignificante dettaglio da cui si possono invece cogliere gli aspetti più impensati e disparati, grazie all’aiuto della fantasia.
“Urlo” , una tubazione sfociante da un muro sgretolato, “Sparo” una chiazza rossa, lanciata e colante lungo una parete dall’intonaco rovinato dal tempo, ci richiamano alla mente emozioni, sensazioni umane, di vita, di sofferenza, di qualcosa che nella staticità di oggetti morti e privi di attrattiva estetica, si animano improvvisamente ed inaspettatamente, còlti dallo scatto di una fotografia d’autore.
Anna Rita Delucca (26/02/2013) Copyright