La scultura primitiva di Carlo Pazzaglia, Articolo di A.R.D.pubblicato su www.clubpittori.it, Una finestra sull’arte, Portale d’arte on line, giugno 2013
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Testo :
“Primitivismo” è un termine culturale che riunisce assieme una srie di correnti rapprsentative della VERA DIMENSIONE umana e sociale realizzabile solo lasciandosi alle spalle la modernità rivalutando uno stile di vita più vicino alla natura.
Uno dei maggiori pensatori primitivisti, David Henry Thoreau, fondava il suo credo nel rifiuto di ogni categoria di mercato nell’economia statunitense proponendo il ritorno ad una vita semplice ed austera.
E’ ormai assodato da parte di vari antropologi che le società dei raccoglitori-cacciatori, essendo prive di rigidi ruoli sociali competitivi, siano generalmente egualitarie.
La scultura di Carlo Pazzaglia risponde esattamente a questo tipo di ideologia.
Dopo gli studi di architettura si dedica all’arte attraverso varie attività tra cui quella di scalpellino. La durezza e la compattezza dei sassi che raccoglie lungo il corso dei fiumi sull’Appennino modenese, la resistenza del ferro, del marmo e la fisicità del legno, costituiscono la materia prima prediletta per la realizzazione delle sue idee creative:<<...Cerco di portare alla luce la loro energia vitale...le mie sculture raccontano storie: le pietre, in particolare, è come se fossero diari della Terra >>.
La natura e la terra sono elementi primari che vivificano l’alito vitale:ad esse si legano indissolubilmente il mito e la magia degli antichi riti per propiziare i raccolti e cacciare gli spiriti maligni o placare l’ira divina che aveva il potere di devastare e distruggere le attività umane svolte con sacrificio e fatica.
Le “Marcolfe” di Pazzaglia sono sculture in sasso raffiguranti maschere dalle fattezze primordiali e si richiamano all’antica “Markulf“(colei che guarda i confini) solitamente posizionata sull’entrata delle capanne per cacciare intrusi o fantasmi e proteggere,così, l’abitazione.
A questi miti del passato l’artista si è ispirato per rappresentare i variegati ed innumerevoli aspetti dei caratteri umani; ne citiamo solo alcuni: dagli “Uomini Neri“( coloro che essendo senza colpe, sono vittime e si fanno carico, loro malgrado, dei mali del mondo) agli “Uomini Rossi“(i combattenti della lotta positiva, quella che aiuta a diventare maturi), dagli “Eroi“(che non si tirano mai indietro e si immolano per ciò che deve essere compiuto), ai “Pensierosi” (coloro che hanno la mente assente e sono perennemente altrove).
L’evoluzione creativa di questo artista segue un filo logico che parte da lontano, a cominciare dai grandi maestri della pittura: Caravaggio per l’espressività drammatica( il grido di Medusa,per esempio, è percepito come un grido muto la cui disperazione non può essere lenita); El Greco per le sue figure allungate, dai colori originali, frutto dell’incontro tra l’arte bizantina e quella occidentale e soprattutto per l’idea di libertà, baluardo del geniale artista spagnolo il quale, per tutta la vita, avversò il concetto di regola sia in scultura, sia in architettura, rifiuto che per l’epoca rinascimentale, risultava del tutto inusuale.
Per quanto riguarda il carattere misterico nell’arte di Pazzaglia risulta un chiaro riscontro nella poetica pittorica di Goya , nel suo interesse per il mondo degli emarginati e in modo particolare nelle “Pitture Nere“, grottesche rappresentazioni di una realtà deformata e mescolata a simbolismo e magia per esorcizzare i fantasmi della precarietà umana.
Sarà proprio tale fenomeno artistico ad aprire la strada all’Espressionismo con la sua caratteristica predilezione per il lato emotivo della realtà piuttosto che per quello oggettivo.
Anche la scultura ‘esistenzialista’ di Giacometti con le sue figure immobili, isolate dallo spazio circostante, costituisce una fondamentale fonte ispiratrice per Carlo Pazzaglia: il suo amore per l’essenziale, per la sintesi e la semplicità di rappresentazione trova un primario riferimento proprio nell’opera del grande scultore svizzero il quale, non a caso, trascorse buona parte della vita all’interno del movimento surrealista (in cui si elaborava una magica trasfigurazione della realtà unendo al vero sogni e visioni) ma nel pieno della maturità si dedica di più all’osservazione diretta della realtà stessa per coglierne l’essenza primaria e percepirne l’intimità.
Soprattutto nelle sculture realizzate con il ferro, Pazzaglia sente la necessità di ribadire tale concetto: un metallo primario, semplice da reperire e da plasmare, da modellare con forza, su cui si può scolpire la realtà traendo fuori l’anima della materia stessa che si sta manipolando ma senza tralasciare quell’alito d’indefinito come rappresentazione dell’eterna incompletezza umana nei confronti del senso della vita.
Anna Rita Delucca (Giugno 2013) Copyright