Rocca Ubaldinesca: oltre 10 mila opere custodite nell’Arca dell’Arte
Articolo di Aneta Malinowska, maggio 2020
L’antica fortezza di Sassocorvaro, nella regione Marche, sin dalla seconda guerra mondiale conserva diecimila mila opere d’arte che sono state salvate proprio grazie a questo luogo ‘scrigno’.
Di qui il nome Arca dell’Arte
La Rocca Ubaldinesca, infatti, vanta la più grande concentrazione di opere d’arte a solo scopo di protezione che siano mai sorte nella storia dell’umanità.
Si tratta di un capolavoro unico dell’architettura militare rinascimentale.
La fortezza è una massiccia costruzione rinascimentale situata nel centro di Sassocorvaro, si trova su una collina che domina la valle del fiume Foglia ed è parte della complessa struttura difensiva del Principato di Feltre.
Edificata intorno al 1475 secondo il progetto di Francesco di Giorgio Martini (1439-1502) dall’architetto e ingegnere militare, Federico da Montefeltro, doveva essere utilizzata per la difesa militare e costruita coni pareti rotonde e sporgenti, con torri a forma di clessidra: doveva garantire una maggiore resistenza ad un possibile bombardamento. Come la fortezza di San Leo in Emilia Romagna, fu costruita per resistere ad un assedio con cannoni: la sua forma simile a una tartaruga aveva anche un valore simbolico di resistenza.
Tuttavia, qui non vi fu mai stata alcuna battaglia, il Montefeltro era un territorio tendenzialmente pacifico e piuttosto inadatto per qualsiasi combattimento; la sua parvenza di forza era costituita proprio dall’aspetto architettonico.Solo nella seconda guerra mondiale, la fortezza fu colpita ma, per fortuna senza alcun danno grave,solo una piccola scivolata dello strato superiore.
Il Montefeltro, probabilmente, non veniva considerato un luogo particolarmente strategico.
Questo fu il motivo per cui durante la seconda guerra mondiale, nel 1943, la struttura fu scelta da Pasquale Rotondi (Arpino 1909 – Roma 1991), curatore delle Belle Arti marchigiane, per proteggere le numerose opere , messe a rischio dal conflitto.
Attualmente esiste un museo che ricorda quei tempi. Nella fortezza sono conservate opere d’arte, provenienti da collezioni private e raccolte dai più importanti edifici di culto di Sassocorvaro e dintorni (Venezia, Urbino, Pesaro, Fano, Ancona, Lagosta, Fabriano, Jesi, Osimo, Macerata, Fermo, Ascoli Piceno).
Tra le opere troviamo la Tempesta di Giorgione ( il grande pittore italiano del Rinascimento) e opere di altri importanti artisti come Raffaello Sanzio, Piero della Francesca, Carlo Crivelli, Tiziano, Lorenzo Lotto, Paolo Uccello e Andrea Mantegna.
La zona museale museo denominata L’Arca dell’Arte contiene riproduzioni di molte tra le opere salvate. Al primo piano vi è una piccola biblioteca, nell’ex Sala di Comando in cui sono conservate preziose copie di antichi libri e manoscritti; inoltre vi è un piccolo teatro dove si trovano gli affreschi di Enrico Mancini, un’officina alchemica, una piccola cappella- pinacoteca e infine, una loggetta con giardino.
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In ognuna delle stanze, sul soffitto, ancora oggi è possibile vedere gli stemmi di Federico da Montefeltro e di Ottaviano degli Ubaldini che, come scopriremo, erano fratelli gemelli. E’ un fatto interessante tale scoperta poichè si tratta di una è avvenuta di recente, quando, da alcuni studiosi, sono stati trovati vecchi manoscritti che dimostrano questa strettissima parentela tra Federico(Duca di Urbino) e Ottaviano (conte,filosofo e alchimista).
Anche un bassorilievo che si trova nel palazzo del principe di Urbino e realizzato da Francesco di Giorgio Martini, li presenta entrambi su un piano di parità.
Risulta, quindi, che fossero nati da Bernardino Ubaldini della Carda e Aura, figlia di Guidantonio da Montefeltro.
Il conte Guidantonio, non avendo eredi, adottò e diede il titolo a suo nipote Federico. Ovviamente il fatto che fossero fratelli rimase secretato, ecco, dunque, perché molti documenti di quella vicenda furono distrutti, tuttavia, è noto che tra i due gemelli vi fosse un forte legame, tanto che, ad un certo punto, la fortezza di Federico passò in dono al fratello Ottaviano.
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L’intera storia viene raccontata dai volontari durante la visita al museo e il ricavato dei biglietti sarà utilizzato per i necessari lavori di ristrutturazione dell’importante struttura storica e presto verrà anche pubblicata e resa ufficiale la vera storia della famiglia Montefeltro.
A tal proposito è giusto rendere merito a questi volontari, per il loro grande impegno e un apprezzamento speciale va alla signora Paola che,con grandissimo entusiasmo, ci a raccontato la vera storia di questo luogo speciale.
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Le fotografie pubblicate nell’articolo sono di Aneta Malinowska.
E’ vietata la riproduzione
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Aneta Malinowska
Polacca, da anni vive a Bologna dove, oltre a occuparsi di pittura, promuove scambi culturali tra Italia e Polonia scrivendo, per varie riviste, articoli di cultura italiana, tradotti e divulgati nella sua terra d’origine